Oggi in Italia i prodotti a tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche godono di una forte riduzione della fiscalità, che si traduce in un ammanco importante nelle casse dello Stato. A parità di costo finale per il consumatore, infatti, le industrie ottengono un margine molto diverso dalla vendita di sigarette tradizionali e prodotti alternativi.
Nel caso delle sigarette tradizionali, il prelievo fiscale, sotto forma di accise ed IVA, ammonta al 77% del prezzo del pacchetto, invece per il tabacco riscaldato il prelievo fiscale ammonta al 39% del prezzo di vendita. In questo caso, di fatto, le aziende incassano più del 50% del prezzo pagato dal consumatore per ogni singolo stick di prodotto a tabacco riscaldato, mentre su una sigaretta l’incasso è pari al 13% del prezzo di vendita, al netto del 10% circa del prezzo viene incassato dal rivenditore.
Lo sconto fiscale dello Stato, oltre che essere immotivato, sostiene economicamente le industrie del tabacco nella distribuzione di questi prodotti, facendo crescere un mercato non meno pericoloso di quello delle sigarette tramite soldi pubblici che potrebbero esser impiegati per sostenere la salute pubblica.
Non va tralasciato un particolare: molte delle grandi multinazionali del tabacco, ad es. British American Tobacco (BAT), Philip Morris International (PMI), Imperial Brands, Japan Tobacco International (JTI) e Altria hanno acquistato azioni di società che producono sigarette elettroniche/ prodotti a tabacco riscaldato e/o hanno sviluppato dei propri marchi.
L’ampliamento del loro portafoglio con i nuovi prodotti potrebbe rientrare in una strategia più ampia che serve ad attirare nuovi consumatori che vadano a rimpiazzare gli 8 milioni di clienti che muoiono ogni anno, in tutto il mondo, per malattie correlate al fumo. Per rimpiazzare i vecchi clienti, punterebbero soprattutto ai giovani con prodotti più alla moda e parlando il loro stesso linguaggio, creando in questo modo una nuova generazione dipendente dalla nicotina. Pertanto, a guadagnarci sono le stesse aziende che producono le sigarette.
Un miliardo di mancati introiti per lo Stato nelle casse di Big Tobacco
Sulla base dei dati sulle vendite del 2021, forniti dall’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli, abbiamo verificato che in base a una vendita di 9,238 milioni di chili di prodotti a tabacco riscaldato, l’applicazione dell’accisa ridotta ha comportato nel 2021 un mancato gettito di quasi un miliardo di euro per lo Stato italiano: cifra destinata ad aumentare negli anni successivi vista la crescita esponenziale del mercato di questi prodotti.
Tenendo conto del rapporto di equivalenza (vedi nota a piè di pagina), la perdita di gettito per lo Stato nel 2021 in termini di accisa ammonta a 915 milioni di euro. Se non si tiene conto del rapporto di equivalenza, equiparare cioè uno stick a una sigaretta, il mancato introito per le casse dello Stato salirebbe a 998 milioni di euro nel 2021.
In quali tasche vanno a finire questi soldi? Nelle tasche dell’industria che questa non ha abbassato il prezzo del tabacco riscaldato, rispetto a quello delle sigarette.
Mancati introiti per lo Stato dalle vendite di sigarette elettroniche
Allo stesso modo, sulla base dei dati di vendita 2021, forniti dall’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli, pari a 208 mila litri di liquido per sigarette elettroniche, abbiamo calcolato che il mancato gettito generato dal mercato delle sigarette elettroniche è stato di quasi 200 milioni di euro, grazie anche alla riduzione ulteriore delle percentuali applicate per 5 mesi.
Per il 2022, considerando almeno la stessa quantità di prodotto venduta e la percentuale di accisa al 20%, stimiamo una ulteriore perdita di almeno 184 milioni di euro. Una cifra destinata ad aumentare considerevolmente nel 2023 se viene approvata la riduzione di accise introdotte per il prossimo anno dalla Legge di Bilancio attualmente in discussione.
In conclusione
Le agevolazioni fiscali previste per questi prodotti hanno comportato una perdita di gettito che si aggira intorno all’1,2 miliardi di euro nel solo 2021.
Tumori, malattie cardiovascolari e polmonari correlate al fumo rappresentano già un costo per la sanità pubblica.
Noi riteniamo che l’intero gettito sottratto allo stato potrebbe essere re-investito in iniziative a favore di un mondo senza tabacco. A partire dalle campagne di informazione sui rischi del tabacco e dei nuovi prodotti, con lo scopo di prevenire l’iniziazione alla nicotina da parte dei giovani. Ma anche aumentando il numero dei centri antifumo sparsi sul territorio nazionale e rendendo gratuito per le persone dipendenti da nicotina l’accesso ai loro servizi, alle terapie farmacologiche e di supporto psicologico.
FONTE
ALTROCONSUMO – TOBACCOENDGAME. I PRIVILEGI FISCALI CHE POSSONO NUOCERE ALLA SALUTE
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Nota sul Rapporto di Equivalenza
è il rapporto tra uno stick di tabacco riscaldato e una sigaretta tradizionale in base al tempo di consumo dello stick paragonato al tempo di consumo della sigaretta.
Per consumare uno stick di tabacco riscaldato, si impiega – a seconda del prodotto – da 60% al 97% del tempo occorrente per fumare una sigaretta convenzionale. Il prodotto egemone sul mercato è Iqos 97%, è possibile effettuare una stima di 915 milioni. Non utilizzando il rapporto di equivalenza, ma considerando uno stick uguale ad una sigaretta tradizionale, la stima è di 998 milioni.