Un solo anno di attività dell’industria del tabacco lascia nel mondo una scia di danni: 600 milioni di alberi abbattuti, più di 80 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente emesse, 4,5 trilioni di mozziconi di sigaretta scartati.
Tutto per continuare a vendere prodotti che creano dipendenza e che, a differenza di altri prodotti inquinanti, non portano alcun beneficio alle persone, solo malattie e morte.
Mentre le grandi compagnie di tabacco del mondo continuano a guadagnare miliardi anno dopo anno, le persone e i governi devono affrontare le conseguenze sulla salute e sull’ambiente delle sue operazioni.
E’ possibile obbligare le aziende del tabacco a pagare per i danni che causano e bisogna farlo proprio ora, visto l’aggravarsi della crisi climatica. Fortunatamente, esiste un quadro normativo che permette di richiedere che l’industria sia ritenuta responsabile per la distruzione ambientale che provoca.
Il principio chi inquina paga
Chi inquina paga è un principio sancito dal diritto ambientale internazionale volto a far pagare i costi dei danni ambientali a chi inquina. In pratica, ciò è avvenuto sotto varie forme: rimborsi dei costi di bonifica, speciali ecotasse o prelievi fiscali sui prodotti nocivi.
La responsabilità estesa del produttore (REP), un altro modo per rendere le industrie inquinanti responsabili, applica il principio chi inquina paga incaricando il produttore di un prodotto inquinante di garantire che il prodotto possa essere smaltito in modo responsabile.
La legislazione REP è stata introdotta per l’industria delle vernici negli Stati Uniti. I programmi REP possono affidare a un determinato settore il compito di garantire un corretto smaltimento, il che potrebbe portare all’autoregolamentazione e alla partnership con i dipartimenti governativi, come i ministeri dell’ambiente.
Il caso del tabacco è più complesso, perché la storia ha dimostrato che l’industria del tabacco non è affidabile e non è capace di autoregolamentazione. D’altra parte, i paesi che sono parti della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco sono obbligati a evitare partnership con l’industria del tabacco. Per questi motivi, una politica che contempli la collaborazione con l’industria entra in conflitto con la Convenzione dell’OMS.
Applicazione del principio chi inquina paga allo smaltimento dei mozziconi
Il peso di questi rifiuti delle sigarette è immenso: costi sostenuti dai governi che cercano di ripulire e danni causati all’ambiente.
I mozziconi di sigaretta sono l’oggetto più disseminato del pianeta. La maggior parte dei filtri per sigarette contiene plastica monouso, non biodegradabile e sostanze chimiche tossiche. Molti mozziconi di sigaretta finiscono sulle spiagge e nei corsi d’acqua, dove possono essere mangiati dalla fauna selvatica oppure rilasciare sostanze chimiche tossiche nei fiumi, laghi e oceani in cui si depositano, contaminando l’acqua e potenzialmente le fonti di cibo.
Per troppo tempo, la colpa dei mozziconi di sigaretta è stata attribuita ai consumatori e la responsabilità di ripulire è stata attribuita alle comunità e ai governi che devono sopportare fisicamente e finanziariamente l’onere di uno smaltimento sicuro.
Alcune aziende produttrici di tabacco finanziano gli sforzi di bonifica come parte delle loro attività di greenwashing. Ma nonostante i loro sforzi, i comuni non riusciranno mai a ridurre significativamente il numero di mozziconi di sigaretta tossici nell’ambiente. E i governi non dovrebbero dover spendere i soldi dei contribuenti che potrebbero essere utilizzati per altre necessità piuttosto che per ripulire i rifiuti di sigarette.
I governi possono ridurre il carico di questi rifiuti applicando “ecotasse” sulle sigarette. Alcuni paesi, come quelli dell’Unione Europea, per affrontare l’inquinamento da plastica, stanno già adottando misure che potrebbero includere ecotasse come parte delle nuove normative relative alla plastica. Nel caso dei mozziconi, tasse di questo tipo, che andrebbero ad aggiungersi alle tasse esistenti sul tabacco, possono rimborsare ai governi i fondi che essi impegnano per la pulizia dei mozziconi di sigaretta.
La Convenzione dell’OMS per il controllo del tabacco, con le Linee guida per l’articolo 6, offre un quadro per destinare le tasse alla promozione della salute, che potrebbe essere utilizzato come modello per destinare ulteriori “ecotasse” allo smaltimento dei rifiuti.
Altri modi per rendere il settore responsabile
I governi possono anche ricorrere al contenzioso per recuperare alcuni dei costi associati ai danni ambientali causati dal tabacco. L’articolo 19 della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’OMS riguarda la responsabilità del settore dei tabacchi per i danni che arreca, compreso il risarcimento ove appropriato.
Questa compensazione potrebbe aiutare a rimborsare coloro che sono stati direttamente colpiti dai danni causati dai rifiuti di sigarette, dalla deforestazione, alla contaminazione dell’acqua, all’inquinamento e altro ancora.
Il contenzioso contro la compagnia petrolifera Shell nel delta del Niger potrebbe fornire un modello da utilizzare con l’industria del tabacco.
L’entità del danno ambientale e i costi ad esso associati variano a seconda del paese. Il Global Center for Good Governance in Tobacco Control ha stimato i costi della gestione dell’impatto del settore sull’ambiente per i vari paesi, incluso l’Italia, dove il costo dell’inquinamento marino ammonta a 181 milioni di euro all’anno e i costi per la gestione dei rifiuti ammontano a più di 10 milioni di euro.
Fonte
STOP Tobacco. We Need to Make Big Tobacco Pay for Its Environmental Harms. ENVIRONMENT June 03, 2022
Global Center for Good Governance in Tobacco Control. Brief Italy