da una analisi dei documenti interni dell’Industria del Tabacco, la scoperta di come l’industria ha scientemente tramato contro la verità e la salute dei consumatori

Traduzione dall’articolo “Operation Berkshire”: the international tobacco companies’ conspiracy di Neil Francey e Simon Chapman. British Madical Journal

in breve

I sostenitori del controllo del tabacco in tutto il mondo sospettavano da tempo che ci fosse una combutta tra le principali compagnie internazionali del tabacco nel rifiutare di riconoscere che il fumo provoca cancro ai polmoni, malattie cardiache, enfisema e altre gravi malattie.
I documenti dell’industria del tabacco ora disponibili su Internet rivelano la creazione di una cospirazione, risalente al 1977, tra Philip Morris, RJ Reynolds, British-American Tobacco, Rothmans, Reemtsma e le società britanniche Gallaher e Imperial. I documenti rivelano anche l’oggetto della cospirazione: proteggere gli interessi commerciali del settore sia promuovendo una controversia sul rapporto fumo – malattie sia attraverso strategie dirette a rassicurare i fumatori.
I documenti rivelano anche il mezzo ideato per attuare la cospirazione: le associazioni nazionali dei produttori coordinate attraverso l’ICOSI (International Committee on Smoking Issues), e in seguito da INFOTAB il Centro internazionale di informazione sul tabacco. Esponiamo la formazione della cospirazione, i suoi obiettivi e mezzi di attuazione nei decenni successivi.

Riepilogo

  • Per decenni le compagnie internazionali del tabacco hanno negato o contestato che il fatto che il fumo provoca gravi malattie e i sostenitori del controllo del tabacco, in tutto il mondo, sospettano da tempo l’esistenza di un’intesa segreta su questo problema
  • I documenti interni dell’industria del tabacco ora disponibili su Internet rivelano che nel 1977 sette delle principali compagnie di tabacco del mondo hanno cospirato per promuovere “polemiche” sul fumo e le malattie, con un intervento chiamato Operazione Berkshire
  • Questa cospirazione ha portato ICOSI – Comitato internazionale per le questioni del fumo (in seguito INFOTAB), che ha operato per ritardare le misure per il controllo del tabacco, coordinando una rete internazionale di associazioni nazionali di produttori
  • Migliaia di documenti ora disponibili su Internet evidenziano l’attuazione degli obiettivi dell’Operazione Berkshire.

Metodi

Dopo aver appreso di un documento che fa riferimento a “Operazione Berkshire”, abbiamo cercato i documenti sul sito web tobaccoarchives.com e abbiamo raccolto e esaminato i documenti relativi alla cospirazione tra le principali compagnie del tabacco e ai suoi obiettivi e implementazione.1 Il sito web fornisce l’accesso ai siti a cui varie società produttrici di tabacco sono state tenute a inviare copie dei documenti a seguito del Master Settlement Agreement, la transazione quadro del 1998 che pose fine alla causa tra cinque compagnie del tabacco e 46 stati americani.

Una prima ricerca nel sito di Philip Morris usando il termine “Berkshire” ha prodotto 157 documenti, la cui stragrande maggioranza riguardava la cospirazione. Ricerche successive usando il termine “Shockerwick”, in particolare sui siti di Philip Morris e RJ Reynolds, hanno colmato le lacune. Ulteriori ricerche utilizzando i termini “ICOSI” (Comitato internazionale per le questioni del fumo) e “INFOTAB” (Centro internazionale di informazione sul tabacco) hanno prodotto migliaia di documenti aggiuntivi su quasi tutti i siti. I documenti trovati sotto “Berkshire” e “Shockerwick” descrivevano la formazione di una cospirazione e i suoi obiettivi. I documenti trovati sotto “ICOSI” e “INFOTAB” erano troppo numerosi per essere esplorati nel tempo disponibile, ma un certo numero di essi illustra l’attuazione della cospirazione.

Nascita della cospirazione

Il 3 dicembre 1976, l’allora presidente della Philip Morris International, Hugh Cullman, ricevette una telefonata dall’allora presidente della Imperial Tobacco nel Regno Unito, il sig. AG (Tony) Garrett, che propose un incontro delle principali compagnie mondiali di tabacco per sviluppare una “strategia difensiva” unificata sui problemi del fumo. Un memorandum di Philip Morris registra:

Tony Garrett (TG), presidente di Imperial Tobacco Limited, mi ha telefonato da Londra. TG mi ha informato che stava esplorando con una serie di importanti compagnie del tabacco; in particolare, B.A.T., R.J. Reynolds, Reemtsma, Rothmans International e ora con Philip Morris International, la possibilità di incontrarci con discrezione per sviluppare una strategia difensiva su fumo e salute, per i principali mercati come Regno Unito, Germania, Canada, Stati Uniti e forse altri. TG ha riferito che B.A.T., R.J. Reynolds, Reemtsma, Rothmans International e Imperial Tobacco erano pronti a prendere in considerazione un programma del genere che TG suggerì di avviare dopo un’attenta preparazione in aprile o maggio 1977. . . L’incontro sarebbe il più discreto possibile, con la speranza che nessuna pubblicità sia a ciò data, con una dichiarazione pubblica pronta, nel caso di diffusione della notizia. L’obiettivo iniziale di questo gruppo sarebbe quello di sviluppare una strategia su fumo e salute che includa un accordo volontario secondo cui, oltre un certo punto, non sarebbe stata fatta nessuna ammissione volontariamente dai membri e, nel caso in cui ulteriori concessioni fossero richieste dai rispettivi governi, e non fosse possibile raggiungere un accordo, i governi dovrebbero essere costretti a legiferare. TG sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto che le varie compagnie e i paesi sarebbero caduti uno a uno e che alla fine, per la teoria di Domino, ci sarebbe un impatto su tutti noi. 3

Garrett fece seguire, alla conversazione, una lettera che delineava la proposta sotto il nome in codice “Operazione Berkshire”. Annotò che aveva ottenuto supporto per l’idea da British-American Tobacco, RJ Reynolds, Reemtsma e Rothmans International e propose come sede dell’incontro Shockerwick House, vicino a Bath, in Inghilterra. 4  Successivamente, Imperial Tobacco scrisse ai potenziali partecipanti il ​​24 marzo 1977 delineando il programma e allegando una dichiarazione di stampa fasulla. 5,6
Fu distribuito un position paper, preparato congiuntamente da British-American Tobacco e Philip Morris con una lettera che enfatizzava “l’esigenza di riservatezza e sicurezza” poiché nessuna delle due società “vorrebbe che il documento cada nelle mani sbagliate”. Il paper esponeva il punto di partenza: “una continua controversia su fumo e salute” e il rifiuto di “accettare come dimostrata una relazione causale tra fumo e varie malattie”, mantenendo intatto il problema: “la questione della causalità rimane controversa e irrisolta”.7,8 Sembra che una delle principali motivazioni fosse la paura della responsabilità legale, in particolare negli Stati Uniti.9
Tutto ciò mentre i documenti del settore di quel periodo rivelano che alti funzionari vedevano il problema diversamente, 10 a tal punto che già nel 1980, documenti di British American Tobacco ammettevano “possibili posizioni sul fumo e sulla salute” 11 e prendevano in esame “un nuovo approccio aziendale al problema del fumo e della salute”. 12

Shockerwick House, sede dell’incontro (foto di Matthew Peters, tratta dall’articolo)

Obiettivi della cospirazione

Il programma dell’Operazione Berkshire includeva: (a) la individuazione di aree per la futura cooperazione tra compagnie, in materia di fumo e salute, (b) la discussione della fattibilità della ricerca congiunta sui benefici del fumo e (c) l’elaborazione di un programma di “rassicurazione del fumatore”, per contrastare la crescente inaccettabilità sociale del fumo. 13,14
Gli atti della riunione del 2 e 3 giugno 1977 sono registrati in un verbale preparato apparentemente da un rappresentante di Philip Morris Europe.15 Il verbale, intitolato “strettamente confidenziale – circolazione limitata”, riporta: una presentazione di Imperial Tobacco, che ” implicitamente piuttosto che per ammissione diretta, ha fatto concessioni nei settori del cancro polmonare, della gravidanza e, in misura minore, della malattia coronarica. ”A questo è seguita una “discussione completa” del position paper proposto da Philip Morris e British-American Tobacco e la pronta accettazione di un “documento parallelo” presentato da RJ Reynolds.
Un memorandum di RJ Reynolds sull’incontro riporta – con maggior dettaglio rispetto al verbale di Philip Morris Europe – le deliberazioni e le risoluzioni dei rappresentanti di spicco dell’industria del tabacco presenti.16 Il verbale dell’incontro di Philip Morris rileva un accordo sulla istituzione di tre gruppi di lavoro che si occupino dell’accettabilità sociale del fumo, dei benefici del fumo e di “altre possibili cause di malattie che si presume correlate al fumo”. 15 Raccomanda che:

  • Philip Morris considera l’Operazione Berkshire come una svolta nella cooperazione internazionale su una questione di vitale importanza per l’industria
  • Philip Morris tenta di massimizzare l’efficacia dei tre gruppi di lavoro costituiti, includendo dirigenti con esperienza che va oltre le discipline puramente scientifiche o legali
  • Mantenere la completa segretezza delle riunioni future, indipendentemente dal numero di dirigenti coinvolti
  • Il position paper concordato diventa il veicolo per attivare le associazioni di settore in tutto il mondo.

Col tempo, questo gruppo di dirigenti internazionali dell’industria del tabacco divenne noto come ICOSI International Committee on Smoking Issues.17,18

Attuazione della cospirazione

Dopo l’incontro, i gruppi di lavoro si misero all’opera. Di particolare interesse è la cronaca di una riunione del gruppo sulla ricerca medica svoltasi il 21 e 22 luglio. Un memorandum di Helmut Gaisch, delegato di Philip Morris Europe, riassume l’incontro come segue:

Nella fase iniziale dell’incontro siamo arrivati quasi ​​a un punto morto. Nel discutere la causalità, si è verificata una completa divisione dell’opinione: i dottori Bentley, Field e Felton da un lato e il dottor Colby e io dall’altro con il dott. Melch e il sig. Hatchett che rimangono neutrali. Il motivo era che i tre rappresentanti delle compagnie britanniche accettavano che il fumo fosse la causa diretta di una serie di malattie. Condividevano l’opinione dell’establishment medico britannico secondo cui un’associazione statistica coerente tra un fattore di rischio e una malattia era sufficiente per poter inferire la causalità. Il dott. Colby e io abbiamo sottolineato, tuttavia, che l’esistenza di un’associazione statistica tra una serie di malattie con una vasta gamma di variabili (marcatori di rischio o fattori di rischio), molte delle quali non sono state nemmeno registrate con sufficiente precisione, non possono – almeno in linea di principio – servire a stabilire la causalità.19

Ancora una volta, un memorandum più dettagliato di RJ Reynolds registra il dissenso in questo incontro.20 Tuttavia, fu raggiunto un certo consenso e fu preparato un rapporto, in cui la posizione di Philip Morris e RJ Reynolds era prevalente.21 Apparentemente, tra gli scienziati senior, in almeno due società (RJ Reynolds e British-American Tobacco), c’era una notevole acrimonia. 22

Task force

Una seconda riunione del Comitato internazionale per le questioni del fumo si tenne a Brillancourt, Losanna, Svizzera, l’11 e 12 novembre 1977. Qui fu adottato un position paper aggiornato, acquisite le relazioni dei gruppi di lavoro ed elaborato un “programma della task force”.23 Una risoluzione prevedeva la condivisione dell’esigenza di associazioni nazionali di produttori di sigarette, pienamente supportate: istituti del tabacco. Ciò comportava anche la convinzione che “ogni volta che sia opportuno, le attività dell’Industria, nel campo del fumo e della salute, dovrebbero essere svolte da o attraverso le associazioni”. Nel 1978, fu istituita una segreteria dell’ICOSI a Bruxelles e, in una riunione al Castello di Leeds, fu ratificato uno statuto. 24–26 Furono anche istituite task force per monitorare le conferenze mondiali su fumo e salute.27
Dal 1981 il comitato fu conosciuto come INFOTAB International Tobacco Information Centre (Centro internazionale d’informazione sul tabacco).28 In seguito, il centro istituì gruppi direttivi per le successive conferenze mondiali e altre task force per minare le attività di comunicazione dei pericoli associati al fumo portate avanti dalla sanità pubblica. 28,29

Associazioni nazionali dei produttori

ICOSI e INFOTAB hanno favorito l’istituzione delle associazioni nazionali dei produttori e una riunione congiunta di queste associazioni fu convocata a Zurigo, 20-3 maggio 1979.30. Uno dei primi paesi a istituire un’associazione nazionale dei produttori fu l’Australia, dove il Tobacco Institute of Australia era stato fondato nel dicembre 1978. Nel 1981 c’erano 28 associazioni nazionali di produttori in Nord America, Europa, Australia, Nuova Zelanda, Africa, Medio Oriente, America Latina e Estremo Oriente, e nel Subcontinente indiano.31

Operazione Mayfly

“Operation Mayfly” illustra il ruolo delle associazioni nazionali dei produttori. Questo progetto, concepito dall’International Tobacco Information Center, era destinato a un “piano di comunicazione a lungo termine” attuato in risposta alla campagna dell’Organizzazione mondiale della sanità ” Smoking or health—the choice is yours”. 32 L’operazione Mayfly prevedeva di effettuare nel 1981 un “test sul campo” utilizzando i Tobacco Institute di Australia e Nuova Zelanda “. . . influenzare, modificare o cambiare l’opinione pubblica riguardo all’industria, ai fumatori e al fumo, per creare un clima, direttamente o indirettamente, più favorevole”. 33

Conoscenza del settore

Questa condotta è stata tenuta per tutti gli ultimi tre decenni del 20° secolo, nonostante un travolgente consenso medico e scientifico sul fatto che il fumo di sigaretta causi gravi malattie e nonostante il fatto che ciò sembra fosse ammesso – almeno dalle compagnie britanniche del tabacco – già nei tardi anni ’70. 34–36 A confermarlo, c’è un altro documento che registra appunti su una conferenza del settore di ricerca e sviluppo del gruppo British American Tobacco (BAT), tenutasi a  Sydney nel marzo 1978:

Non vi è stato alcun cambiamento nella base scientifica del caso contro il fumo. Sono state pubblicate ulteriori prove dell’incidenza, correlata alla dose, di alcune malattie associate al fumo. Ma generalmente questo tema ha da tempo cessato di essere un’area di controversie scientifiche. In questo contesto, i partecipanti erano preoccupati del fatto che l’approccio dell’ICOSI. . . sembrava implicare che la ricerca delle soluzioni non doveva essere indirizzata verso la modifica dei prodotti per fumatori e che, se adottato, il programma ICOSI avrebbe drenato risorse da aree di modifica del prodotto, scientificamente utili, verso aree di dubbia o nessuna valenza scientifica. L’incontro ha concluso che sigarette accettabili sotto tutti gli aspetti possono probabilmente essere realizzate dalla ricerca e, in effetti, potrebbero essere disponibili in futuro. L’insistenza dell’ICOSI nel voler replicare la ben consolidata eziologia multipla di alcune malattie sembra avere un valore particolarmente scarso.37

In effetti, la discussione all’interno del settore del tabacco, che risale ad almeno 40 anni prima, mostra che si era a lungo contemplata l’idea di togliere di mezzo la questione causale, almeno per i forti fumatori. Un documento della British American Tobacco (BAT) datato 16 maggio 1980 afferma:

La posizione dell’azienda sul nesso di causalità, semplicemente, non è creduta dalla stragrande maggioranza degli osservatori, scienziati e medici indipendenti. . . L’industria non è in grado di giustificare in modo soddisfacente la continuità della propria esistenza, perché tutti gli argomenti alla fine riconducono alla questione primaria della causalità, e su questo punto la nostra posizione è inaccettabile. . . la nostra posizione sul nesso di causalità, che manteniamo da una ventina di anni al fine di difendere il nostro settore, rischia di diventare il fattore stesso che inibisce la nostra redditività a lungo termine.38

Questo documento discute anche gli svantaggi e i vantaggi di fare ammissioni sulla questione causale e conclude:  “continuare a mantenere la nostra posizione attuale sulla causalità” oppure:

possiamo spostarci su una posizione che riconosca la probabilità che il fumo sia dannoso per una piccola percentuale di forti fumatori. . . A conti fatti, è opinione di questo dipartimento che. . . ora dovremmo passare alla posizione B, vale a dire che riconosciamo “la probabilità che il fumo sia dannoso per una piccola percentuale di forti fumatori”. . . Le idee suggerite sopra sono in alcuni casi un radicale allontanamento dalla nostra pratica attuale, sebbene ci siano echi di queste idee nella nostra politica e nel nostro atteggiamento. Il problema finora è stato costituito dal grave vincolo della posizione legale Americana. Questo problema ci ha fatto apparire scarsamente credibili agli occhi dell’uomo comune. In qualche modo dobbiamo riguadagnare questa credibilità. Dando un po’ possiamo guadagnare molto. Dando niente, perdiamo tutto.38

Sul sito web degli archivi del tabacco, ci sono migliaia di documenti che mostrano le attività di ICOSI ed INFOTAB.1 Molti documenti rivelano la frustrazione per la mancanza di credibilità nel promuovere “l’accettabilità sociale” del fumo contro il vincolo della “posizione pubblica” di una continua controversia sull’associazione fumo malattie.39

 Conclusione

Sembrerebbe che le attività dell’ICOSI, l’International Committee on Smoking Issues e di INFOTAB, l’International Tobacco Information Center nella creazione di una “controversia su fumo e salute” siano state, e per oltre due decenni, note all’industria del tabacco per essere completamente spurie, cioè basate su falsità. Allo stesso modo, la promozione della controversia da parte delle associazioni dei produttori nazionali è stata frutto di calcolo e furbizia. Senza dubbio, la creazione e la promozione di questa controversia e l’adozione di strategie per attuare la cospirazione derivante dall’operazione Berkshire, hanno notevolmente ritardato le misure di controllo del tabacco in tutto il mondo.40 Speriamo che la nostra analisi e la capacità di utilizzare collegamenti a siti Web per individuare documenti e condurre ricerche, aiuterà a scoprire la cospirazione in quanto essa è stata implementata paese per paese.

Fonte: Neil Francey e Simon Chapman “Operation Berkshire”: the international tobacco companies’ conspiracy. BMJ. 2000 Aug 5; 321(7257): 371–374.

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