Mito numero 11

Secondo le multinazionali del tabacco, i centri di consulenza e i media che sostengono le posizioni dell’industria, l’aumento delle tasse sulle sigarette sarebbe un autogol per il Governo, perché fa aumentare il contrabbando. Con il contrabbando, diminuiscono le entrate fiscali dello Stato, e si arricchisce la malavita organizzata che, con quei soldi, investe in traffico di droga ed armi, diventando sempre più potente. E’ una equazione tante volte ripetuta che non viene trattata per quello che è: una ipotesi, ma come se fosse un dato di fatto.

Realtà numero 11

Una delle misure più efficaci e meno costose per ridurre il consumo di tabacco è l’uso di misure di prezzo e fiscali per ridurre la domanda [1].
E’ stato dimostrato che un livello di tassazione più alto, che porti i prodotti del tabacco ad avere prezzi più elevati, può migliorare la salute pubblica, far aumentare le entrate del governo e ridurre l’onere macroeconomico associato all’uso del tabacco [2].
Uno dei principali argomenti che vengono opposti all’aumento delle tasse è la paura che esso faccia aumentare il commercio illegale, al punto di compromettere gli sforzi del controllo del tabacco. Questa nota politica riassume cinque argomenti cruciali.

1. L’industria del tabacco utilizza il commercio illegale come uno spauracchio per mettere in discussione gli aumenti delle tasse sul tabacco, sostenendo che tali aumenti favorirebbero il commercio illegale, che a sua volta andrebbe a minare gli obiettivi di salute pubblica e quelli di politica fiscale.

L’industria del tabacco esprime pubblicamente preoccupazione per l’impatto che il commercio illegale ha sull’entità, la stabilità e la prevedibilità delle entrate governative derivanti dalle accise. L’industria offre la sua “competenza” per aiutare i governi a stabilire il livello delle aliquote e strutture fiscali ottimali. Tuttavia, bisogna saper riconoscere alcune tattiche messe in atto dall’industria. Le più comuni, ma non le sole, sono le seguenti:

  • Partecipare all’evasione fiscale su larga scala, orchestrando il contrabbando di sigarette in un paese per spingere il governo a ridurre le tasse sul tabacco;
  • Fornire marchi internazionali tramite canali illegali come strategia di accesso al mercato;
  • Usare l’argomento del tabacco illegale per richiedere politiche di controllo del tabacco meno rigorose e / o per prevenire aumenti delle tasse sul tabacco;
  • Istituire gruppi di facciata credibili per dare l’impressione di un ampio sostegno indipendente per la sua lotta contro il commercio illegale;
  • Fare accordi con i governi per controllare il commercio illegale.

2. L’industria del tabacco esagera l’ampiezza e l’estensione del commercio illegale, in modo da evitare gli aumenti delle tasse sul tabacco.

Un’altra tattica comunemente usata dall’industria è quella di generare stime delle dimensioni del mercato illegale e commissionare a vari organismi commerciali e gruppi di facciata studi che arrivino a stime e conclusioni simili alle sue. Queste stime sopravvalutano sistematicamente l’entità del commercio illegale, per utilizzare la sua esistenza al fine di contrastare le politiche di controllo del tabacco, inclusi gli aumenti delle tasse sul tabacco [3].
Le stime indipendenti sono quasi sempre inferiori alle stime dell’industria e la fedeltà fiscale del settore del tabacco è simile a quella di altre linee fiscali.

3. Tasse e prezzi non sono il motore e il fattore determinante del commercio illegale; molti altri fattori hanno possono essere ancora più influenti.

Contrariamente alle argomentazioni dell’industria, studi accademici dimostrano che il mercato delle sigarette illegali è relativamente più grande nei paesi con tasse e prezzi bassi, ed è invece relativamente più piccolo nei paesi con tasse e prezzi delle sigarette più alti.
La ricerca mostra che esistono altri determinanti del mercato illegale del tabacco che sono più importanti del prezzo. Tra questi fattori bisogna annoverare: la forza della governance; la qualità dell’amministrazione fiscale; la coerenza del quadro normativo; l’impegno del governo e la volontà di controllare le attività illegali; l’accettazione sociale del commercio illegale; la disponibilità di reti di distribuzione informali; e in una certa misura, la geografia.
In Europa è stato visto esattamente lo stesso: in uno studio condotto in 18 Paesi Europei, il prezzo delle sigarette non era un fattore determinante per il commercio illegale di tabacco [4].

4. Anche in presenza di commercio illegale, gli aumenti delle tasse sul tabacco provocano la riduzione del consumo e l’aumento delle entrate fiscali

Vi sono molti esempi in cui aumenti sostanziali delle imposte sul tabacco non sono stati accompagnati da aumenti nel commercio illegale. Il Libro bianco che descrive diversi esempi di commercio illegale misurato prima e dopo gli aumenti delle tasse non ha mostrato aumenti nel commercio illegale. Per esempio:

  • La Turchia ha aumentato sostanzialmente la sua imposta sul tabacco nel gennaio 2013 e le dimensioni del mercato illegale delle sigarette erano rimaste stabili, quando rilevate cinque mesi dopo l’aumento delle imposte [5].
  • A maggio 2017, il governo della Mongolia ha aumentato del 30% l’imposta sul tabacco importato, e ciononostante la percentuale di confezioni senza contrassegno fiscale è diminuita [6].
  • In Sudafrica, negli anni ’90, l’aumento delle tasse sul tabacco ha comportato un aumento relativamente modesto del mercato illegale delle sigarette, ma anche una minore prevalenza del fumo e un raddoppio del gettito fiscale dalle accise [7].
  • Dal 2007, le accise sul tabacco in Brasile sono aumentate più rapidamente dell’inflazione. Questo aumento è stato accompagnato dall’implementazione di un sistema di tracciabilità, e di altre misure amministrative ed esecutive. Di conseguenza, prevalenza e consumo di fumo delle sigarette illegali sono diminuite [8].

5. Se i governi sono preoccupati per il livello e / o per l’estensione del commercio illegale, ci sono molte misure politiche, amministrative e applicative che essi possono adottare per ridurre il commercio illegale, pur aumentando le tasse sul tabacco.

I governi di molti paesi sono interessati a contrastare il commercio illegale. Al di là della motivazione del puro recupero delle entrate, ci sono ragioni di salute pubblica, ragioni economiche e motivi di sicurezza che inducono a limitare e contrastare il mercato del tabacco illegale.
Di recente, diversi paesi hanno risposto al commercio illegale concentrandosi su soluzioni tecnologiche, come l’implementazione di sistemi track and trace (T&T). Una critica che l’industria del tabacco rivolge a questi sistemi è che sono costosi da attuare [9]. Le stime dei costi della soluzione più completa a livello nazionale sono di circa 0,02 dollari USA per confezione/marchio, un costo unitario relativamente basso di un T&T, che anche i paesi a basso e medio reddito possono sostenere.

A livello globale, il protocollo dell’OMS per eliminare il commercio illegale di prodotti del tabacco delinea la strategia per ridurre e prevenire il commercio illegale di prodotti del tabacco, che include misure tra cui: il controllo della catena dell’offerta; il contrasto delle condotte illegali e dei delitti attraverso il potenziamento e la promozione della cooperazione internazionale.

Che cosa è il commercio illegale del tabacco

La Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco dell’OMS definisce commercio illegale “qualsiasi pratica o condotta proibita dalla legge e relativa alla produzione, spedizione, ricezione, possesso, distribuzione, vendita o acquisto dei prodotti del tabacco, inclusa qualsiasi pratica o condotta intesa a facilitare tali attività”.
Metodi illegali che mirano ad evitare il pagamento di tutte o parte delle tasse sul tabacco rientrano nel campo della cosiddetta evasione fiscale. Questi metodi includono il contrabbando, la contraffazione, white illicit (marchi fabbricati legittimamente in un paese, ma contrabbandati e venduti in un altro senza pagare dazi), e prodotti senza marchio.
L’elusione fiscale avviene attraverso meccanismi legali ed è spesso resa possibile solo dalla inadeguatezza delle politiche e/o delle amministrazioni. L’elusione include: acquisti transfrontalieri, forestalling (la pratica in base alla quale, dopo il pagamento del dovuto, ingenti quantità di prodotti del tabacco vengono rimossi dal mercato in previsione di un aumento dell’aliquota fiscale) e manipolazione degli attributi del prodotto.
Sebbene vi sia distinzione tra evasione ed elusione fiscale, esse sono spesso sfruttate allo stesso scopo: ridurre l’onere fiscale e compromettere sia la salute pubblica sia gli obiettivi della politica fiscale.

Riferimenti Bibliografici

  1. National Cancer Institute (NCI) (2016) The Economics of Tobacco and Tobacco Control. National Cancer Institute Tobacco Control Monograph 21. NIH Publication No. 16-CA-8029A. Bethesda: U.S. Department of Health and Human Services, National Institutes of Health, National Cancer Institute and Geneva: World Health Organization.
  2. International Agency for Research on Cancer (IARC) (2011) Effectiveness of Tax and Price Policies for Tobacco Control. Volume 14, IARC Handbooks.
  3. Gilmore AB, Rowell A, Gallus S, Lugo A, Joossens L, Sims M. Towards a greater understanding of the illicit tobacco trade in Europe: a review of the PMI funded ‘Project Star’ report. Tob Control. 2014;23(e1):e51-61.
  4. Joossens L, Lugo A, La Vecchia C, Gilmore AB, Clancy L, Gallus S. Illicit cigarettes and hand-rolled tobacco in 18 European countries: a cross-sectional survey. Tob Control. 2014 May;23(e1):e17-23.
  5. Kaplan, B., Navas-Acien, A. and Cohen, J. (2017) The prevalence of illicit cigarette consumption and related factors in Turkey. Tobacco Control.
  6. Batmunkh, T., Vellios, N., Ross, H., Enkhtsogt, M. and Smith, L. (2018) The impact of a 2018 tax increase on illicit cigarette trade in Mongolia – preliminary results. WCTOH Poster, March 2018.
  7. Blecher, E. (2010) A mountain on a molehill: is the illicit trade in ciga¬rettes undermining tobacco control policy in South Africa? Trends Organized Crime. 13: 299–315.
  8. Iglesias, R. (2016) Increasing excise taxes in the presence of an illegal cigarette market: the 2011 Brazil tobacco tax reform. Rev Panam Salud Publica. 40(4): 243–9.
  9. Agcaoili, L. (2010) Chinese firm challenges SICPA, Philip Morris proposal on cigarette stamp tax. Published in Philstar, Available at: http://www.philstar.com:8080/business/611967/chinese-firmchallenges-sicpa-philip-morris-proposal-cigarette-stamp-tax

Fonte:
Ross H and Blecher E. Illicit Trade in Tobacco Products Need Not Hinder Tobacco Tax Policy Reforms and Increases – Policy Brief . Tobacconomics Policy Brief. Chicago, IL: Tobacconomics, Health Policy Center, Institute for Health Research and Policy, University of Illinois at Chicago, 2019. La Policy Brief è finanziata da Bloomberg Philanthropies.

Per approfondire:

Libro bianco Illicit Trade in Tobacco Products Need Not Hinder Tobacco Tax Policy Reforms and Increases”, scritto da Ross H. e Blecher E. e sottoposto a revisione tra pari ad opera di Michal Stoklosa, Principal Scientist, Taxation & Health, American Cancer Society, Atlanta, Georgia; Corne van Walbeek, Professor of Economics, University of Cape Town, South Africa; Roberto Iglesias, Technical Officer, Tobacco Control Economics, World Health Organization, Geneva, Switzerland.

www.tobacconomics.org è un network di ricercatori sull’economia applicata al controllo del tabacco, con base al Health Policy Center dell’University of Illinois, in Chicago. Tobacconomics è una collaborazione di ricercatori che studiano l’economia della politica di controllo del tabacco da quasi 30 anni. Il team è dedicato ad aiutare i ricercatori, i sostenitori e i responsabili politici ad accedere alle migliori e più recenti ricerche. Come programma dell’Università dell’Illinois a Chicago, Tobacconomics non è affiliato a nessun produttore di tabacco.

lavoce.info Quanto è utile tassare le sigarette

SmokeFreePartnership TobTaxy – Making Tobacco Tax Trendy: Tassazione del tabacco e commercio illegale un progetto finanziato dall’Unione Europea

WHO FCTC. Protocol to Eliminate Illicit Trade in Tobacco Products: an Overview

OMS. Protocollo per Eliminare il Commercio Illegale del Tabacco: una Panoramica

Il protocollo è stato ratificato da 57 paesi, di cui 11 europei, inclusi Spagna, Regno Unito, Germania e Francia.
L’Italia non ha ancora ratificato il protocollo. Nel mese di giugno 2019, il Ministero della Salute ha sollecitato il Ministero dell’Economia e delle Finanze affinché si proceda alla ratifica, anche da parte del nostro paese.