L’Italia decise di cominciare a proteggere la salute dei non fumatori dal fumo passivo

C’è un bel libro dello storico americano Carl Ipsen, sulla storia della fascinazione che la sigaretta ha esercitato sugli italiani.
Attraverso dati, il cinema, la televisione, la canzone, i giornali, le riviste patinate, la pubblicità, Ipsen individua, lungo l’arco del ventesimo secolo, gli elementi simbolici che legano gli italiani alla sigaretta e ne hanno determinato il successo fino al trionfo nel secondo dopoguerra. Questa storia svela qualcosa di noi.

Alla fine del libro c’è un epilogo. Nel 2012, dopo alcuni anni di assenza, Carl Ipsen torna in Italia:

Una mattina presto del giugno 2012 sono atterrato all’aeroporto di Fiumicino, sono passato attraverso il controllo dei passaporti e la dogana, ho preso un treno per la città, quindi un paio di taxi, mi sono fermato in un bar per un caffè, sono andato in banca, ho comprato un telefonino, sono andato alla stazione Termini e ho preso un treno per Firenze. Giunto a destinazione, ho preso un autobus dalla stazione di Santa Maria Novella fino a casa di un amico, vicino allo stadio Franchi.
Eppure è stato solo nel pomeriggio, mentre con questo amico stavamo andando al supermercato, che ho incrociato una persona che fumava e ho inalato una boccata di fumo passivo.

Come sa chiunque abbia passato del tempo in Italia nell’ultima parte del XX secolo, questo resoconto è davvero notevole e indica un cambiamento radicale nella società italiana. Vent’anni prima ci sarebbero state buone chance, al controllo passaporti e in banca, di trovarsi di fronte a un funzionario che fumava, e ci sarebbe stato un sacco di fumatori in aeroporto, in stazione e ovviamente al bar.
In treno avrei potuto attraversare una carrozza fumatori. Quelli dalla memoria più lunga ricorderanno che si fumava nelle sale cinematografiche, negli ospedali, nelle scuole. Il fumo, un tempo pervasivo in Italia, si è ritirato ora nelle strade, nelle auto private (ma dal 2016 non più, se ci sono a bordo minori o donne in gravidanza e mentre chiudiamo queste pagine, nel 2019, si discute persino di un divieto totale) ed entro le mura domestiche. Ci sono pochi irriducibili che di nascosto mettono un posacenere sul davanzale della loro finestra in ufficio, rischiando una multa, ma nel complesso le sigarette sono scomparse dagli spazi pubblici chiusi in Italia.
La legge del gennaio 2005 giunse quando la società era pronta ad accoglierla, e probabilmente le norme antifumo in Italia sono state osservate più che in ogni altro Stato europeo.

Fonte:
Carl Ipsen. FUMO, La storia d’amore tra gli italiani e la sigaretta. Ed. Le Monnier Università, Mondadori Education 2019 Firenze.

Ringraziamo il Professor Ipsen e l’editore per aver permesso la pubblicazione di questo brano tratto dall’Epilogo pagg. 255-259

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