Dal disegno di legge Veronesi del 2000 a quello Sirchia del 2002, fino ai regolamenti di attuazione

2000 Il Disegno di Legge Veronesi

Il 17 maggio 2000 il presidente di Philip Morris Europe aveva ammesso per la prima volta che il fumo provoca il cancro ai polmoni. Il giorno successivo, il Ministro della Salute, il Prof. Umberto Veronesi, un influente oncologo italiano, che è stato Ministro per un solo anno (aprile 2000 – giugno 2001), annunciò che stava mettendo appunto un nuovo disegno di legge per vietare il fumo in tutti luoghi di lavoro ​​chiusi pubblici e privati. Il disegno di legge di Veronesi prevedeva sale fumatori separate per esercizi pubblici e luoghi di lavoro. Il Consiglio dei Ministri approvò il disegno di legge il 1° Settembre 2000. L’Associazione Italiana Pubblici Esercenti (FIPE) contestò il disegno di legge con l’argomento che i proprietari avrebbero dovuto sostenere grandi investimenti per costruire sale per fumatori.
Nell’ottobre 2000 la commissione per gli affari sociali del Parlamento iniziò ad analizzare il disegno di legge di Veronesi. Centodieci emendamenti furono presentati da tutti i partiti. Il governo era guidato dai partiti di centro sinistra, si avvicinava il termine della legislatura e c’erano alcune preoccupazioni sul fatto che il disegno di legge non sarebbe andato in porto in tempo. Anche se la Commissione Affari Sociali, nel febbraio 2001, lo aveva approvato, il disegno di legge non fu mai discusso in Parlamento prima della sua chiusura per le elezioni (maggio 2001).

2001-2002 Il Disegno di Legge Sirchia

  • Nel nuovo governo, guidato dai partiti di centrodestra, il nuovo ministro della sanità era un importante ematologo, il prof. Girolamo Sirchia. Nel novembre 2001, presentò un emendamento alla legge di bilancio (n. 448/2001) che prevedeva un aumento di 4 volte delle ammende per le persone che fumavano in luoghi pubblici in cui il fumo era già vietato da restrizioni precedenti e cioè: ospedali, cinema, scuole, mezzi pubblici, musei e sale d’attesa (L. 584/1975), front-office delle pubbliche amministrazioni (DPCM 14/12/1995).
  • A gennaio 2002, il ministro Sirchia presentò un disegno di legge quasi identico a quello presentato in precedenza da Veronesi, come emendamento all’interno di un disegno di legge quadro sulla pubblica amministrazione. L’emendamento sul divieto di fumo iniziò il suo processo legislativo in seno alla commissione per gli affari costituzionali del Parlamento, ma fu dichiarato irricevibile perché il suo obiettivo, la protezione della salute dei non fumatori esposti al fumo passivo, era molto diverso da quello del disegno di legge in cui era stato inserito, un piano per la razionalizzazione della pubblica amministrazione.
  • Alla fine di marzo 2002 il governo tentò una seconda volta di presentare il divieto di fumo come emendamento nella discussione del Senato su un’altra legge quadro, questa volta su questioni ambientali. Ancora una volta, l’emendamento non fu approvato.
  • Nel maggio 2002, per la terza volta, il ministro Sirchia presentò il divieto di fumo come emendamento alla stessa legge quadro sulla pubblica amministrazione che aveva usato come vettore in precedenza. Le commissioni bilancio e affari costituzionali del Senato approvarono il disegno di legge nel luglio 2002. La stampa commentò il fatto ammettendo che alla fine l’approvazione del divieto di fumo era quasi inevitabile dopo ben 4 presentazioni da parte di due Ministri della Salute, entrambi importanti medici. Il Senato approvò il ddl nel novembre 2002 e la Camera confermò nel dicembre 2002.

2004 Regolamenti: sale fumatori e sanzioni

Dopo l’approvazione, il governo aveva 4-6 mesi per scrivere le norme sui requisiti tecnici per le sale per fumatori, mentre le Regioni dovettero predisporre leggi regionali. Esattamente un anno dopo l’approvazione del primo regolamento sulle sale per fumatori, il divieto di fumo sarebbe dovuto entrare in vigore. Ma l’Associazione dei Pubblici Esercenti e quella dei Commercianti dichiararono che i gestori avevano bisogno di più tempo per costruire sale per fumatori, considerate anche le ridotte dimensioni della maggior parte degli esercizi pubblici italiani. Nell’aprile 2003 fu pubblicato il regolamento sulle camere per fumatori, che dovevano avere requisiti molto restrittivi. Il ministro delle attività produttive tentò di ottenere una dispensa per i proprietari di piccoli ristoranti, ma non ebbe successo. Il regolamento fu quindi inviato alla Conferenza di Stato e Regioni per l’approvazione finale. Questo primo regolamento fu firmato dal Premier nel dicembre 2003. Pertanto, il divieto di fumo sarebbe entrato in vigore nel dicembre 2004.
Nel 2004 si verificò un ritardo ancora maggiore nella presentazione del regolamento sui controlli del rispetto del divieto, che avrebbe dovuto stabilire le procedure di sanzione  e i responsabili del divieto, tanto che l’entrata in vigore del divieto fu fatta slittare al 10 gennaio 2005. Un mese prima che il divieto entrasse in vigore, non era ancora chiaro chi dovesse essere multato – il singolo fumatore che ha infranto la legge o il proprietario di esercizio pubblico che non ha applicato la legge. Alla fine, questo secondo  regolamento fu approvato il 17 dicembre 2004, pochi giorni prima dell’entrata in vigore del divieto.

2005 Ricorsi dei proprietari di Esercizi Pubblici

Nelle pubbliche amministrazioni, i “responsabili dell’applicazione del divieto” , incluso il compito di multare le persone che non rispettavano il divieto, erano individuati tra i dirigenti, mentre negli esercizi pubblici, i proprietari o i loro dipendenti designati erano tenuti a richiedere al cliente di smettere di fumare e a chiamare la polizia per multare il cliente che si fosse rifiutato di ottemperare alla richiesta di spegnere la sigaretta. I proprietari di esercizi pubblici non piaceva fare gli “sceriffi” con i clienti per far rispettare la legge. La Federazione Italiana Pubblici Esercenti (FIPE) fece ricorso  chiedendo di potersi sottrarre al compito di garantire l’applicazione del divieto. Nell’agosto 2005, il TAR del Lazio accolse il ricorso e da allora i proprietari di esercizi pubblici non sono più stati responsabili dell’applicazione del divieto. Di conseguenza, dal 2005 in poi sono stati sviluppati progetti del Ministero della Salute per formare tecnici della prevenzione di molte regioni italiane al fine di effettuare i controlli per il rispetto del divieto nei luoghi di lavoro e negli esercizi pubblici.

Fonte:

Giuseppe Gorini, Laura Currie, Lorenzo Spizzichino, Daniela Galeone, Maria J. Lopez
Smoke-free policy development in Italy through the legislative process of the ban 2000-2005, and press media review 1998-2008. Ann Ist Super Sanità 2011 | Vol. 47, No. 3: 260-265