Apertura dei mercati attraverso sanzioni commerciali e corruzione

Apertura dei mercati attraverso sanzioni commerciali e corruzione

Storicamente, gli Stati Uniti hanno considerato i paesi a basso reddito come un importante mercato per le loro esportazioni e hanno aiutato ad aprire questi mercati per le sigarette americane. Negli anni ’80, questa assistenza si esercitò sotto la forma della coercizione, quando la minaccia delle sanzioni commerciali fu utilizzata per aprire alle sigarette i mercati in Cina (Taiwan), Giappone, Repubblica di Corea e Tailandia (28). Dal 1975 al 1985 le compagnie del tabacco con sede negli Stati Uniti avevano, con modesto successo, tenuto sotto pressione il Giappone e altri paesi della regione del Pacifico occidentale affinché rimuovessero le barriere commerciali alle importazioni di sigarette straniere. Nel 1986 il governo degli Stati Uniti assunse su di se il problema, assecondando le richieste del settore del tabacco, e minacciando tariffe di ritorsione sulle esportazioni giapponesi di tessili e parti di automobili, a meno che i produttori di sigarette negli Stati Uniti non fossero stati autorizzati ad accedere più facilmente ai mercati del Giappone. Per proteggere le proprie esportazioni, il governo giapponese capitolò e rimosse le tariffe e altre restrizioni sulle sigarette straniere. In un anno il governo degli Stati Uniti raggiunse un obiettivo che l’industria non aveva potuto ottenere in dieci anni. Entro un mese dalla decisione del Giappone sia la Repubblica di Corea che la Tailandia aprirono i propri mercati al tabacco degli Stati Uniti (28).

Nel Regno Unito l’Observer rivelò nel 1996 che British American Tobacco (BAT) aveva influito sulla distribuzione degli aiuti britannici all’estero, come parte della sua campagna per proteggere i suoi mercati lucrativi nei paesi in via di sviluppo. L’inchiesta dell’Observer mise in luce una rete di legami tra BAT, gli organismi ufficiali di aiuti internazionali e ben conosciuti Membri del Parlamento, con lo scopo di favorire le finalità di BAT nel mondo in via di sviluppo. Al centro della rete di aiuti all’estero di BAT era il suo nuovo presidente, Lord Cairns. L’anno precedente egli era diventato presidente della Commonwealth Development Corporation, un organismo che distribuisce 15000 milioni di dollari di investimenti nei paesi poveri (29).

Le compagnie di tabacco americane hanno usato metodi ancora più questionabili per aumentare la propria influenza all’estero. Negli anni ’70 RJ Reynolds pagò 6 milioni di dollari in tangenti a funzionari di rango minore dei governi stranieri (30). Philip Morris ha ammesso di aver pagato impiegati dei governi stranieri ‘‘allo scopo di rendere più spedite le procedure amministrative’’.

I documenti interni della compagnia resero pubblico il fatto che 16 000 dollari furono pagati ad un impiegato delle tasse della Repubblica Domenicana per ottenere una sentenza favorevole e che 12 000 dollari furono spesi allo scopo di favorire l’emanazione di una legge. I contributi legali alla campagna politica del Presidente ammontava a circa 200 000 dollari (31).

Più di recente, Philip Morris è stata coinvolta in un grande scandalo finanziario che ha riguardato l’Alleanza Civica Democratica, il più grande partito politico della Repubblica Ceca. Nel 1998, Philip Morris e due aziende ceche avrebbero effettuato donazioni all’Alleanza attraverso una società fittizia. Quando lo scandalo esplose, il ministro dell’ambiente fu costretto ad offrire le sue dimissioni (32).

La misura reale della corruzione probabilmente non sarà mai conosciuta. La scusa che in generale viene utilizzata dalle aziende è che esse si adattano agli standard etici locali quando corrompono i funzionari. In realtà, esse contribuiscono a minare la stabilità delle istituzioni politiche e dell’economia per perseguire il loro interesse aziendale. La prossima battaglia è con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel maggio 1999 l’Assemblea mondiale della sanità all’unanimità diede mandato all’OMS di procedere alla Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC), il primo trattato di sanità pubblica al mondo che potrebbe avere un impatto storico sull’uso del tabacco a livello mondiale.

Anche se non si prevede che sia adottata almeno fino al 2003, l’FCTC è stata fin da subito attaccata dalle società del tabacco che ritengono si tratti di una sfida senza precedenti alla libertà del settore di continuare a condurre i suoi affari. Le prevedibili aperture (“L’industria del tabacco non è stata consultata”) furono la richiesta di dialogo apparentemente responsabile, accomodante e comprensiva. Tuttavia, l’obiettivo del settore era di resistere alla regolamentazione dei suoi prodotti, usando il dialogo per promuovere l’inazione e ridurre l’efficacia delle misure proposte. La critica era: “l’obiettivo principale è quello di proibire i prodotti del tabacco”. In realtà l’FCTC non prevede di vietare il tabacco, purtuttavia l’industria solleva lo spettro del divieto. Un documento dell’industria informa che la retorica del divieto è uno strumento efficace per resistere alle misure antifumo.

L’intento è di dipingere l’OMS come organizzazione fanatica, quando l’OMS propone limiti responsabili per la commercializzazione, la vendita e la distribuzione di un prodotto che uccide quattro milioni di persone ogni anno. (3) L’OMS sta creando ulteriore burocrazia e regolamentazione in un settore politico in cui la competenza per agire è dei governi nazionali. Le compagnie del tabacco che sono transnazionali ed hanno sviluppato un approccio comune a livello industriale per resistere alla legislazione e alla regolamentazione dei governi nazionali, si oppongono all’OMS che sta formulando una risposta internazionale a un problema che è internazionale.