Attenzione elevata durante il processo legislativo, diretta in prevalenza ai conflitti, come le proteste dei ristoratori, scarsa attenzione alla attuazione e nessuna attenzione agli effetti. Gli opinionisti? Restano della loro opinione.

La stampa ha dedicato molta attenzione al dibattito politico per quanto riguarda la legittimità del divieto e le proteste dei proprietari di esercizi pubblici relative sia alla questione delle sale per fumatori nei piccoli ristoranti che al rifiuto dei gestori di assumere la responsabilità per far rispettare il divieto negli esercizi pubblici (non vogliamo fare gli sceriffi).
Altri argomenti coperti furono: i rischi per la salute dell’esposizione a fumo passivo e fumo di tabacco; i guadagni di salute dello smettere di fumare; i processi per richieste di indennizzo di non fumatori che individuavano nella esposizione a fumo passivo la causa della loro malattia, ma anche: il coinvolgimento delle compagnie del tabacco nel contrabbando di sigarette in Europa; il contenzioso nei confronti delle compagnie del tabacco negli Stati Uniti; la prevalenza del fumo e la rappresentazione del fumo in film e programmi televisivi nazionali e internazionali.

Argomenti pertinenti che non furono coperti

Scarsa attenzione ricevette la questione dei lavoratori fortemente esposti a fumo passivo, come gli operatori dell’ospitalità. In Italia, i sindacati del lavoratori del commercio non hanno partecipato attivamente al processo di approvazione ed esecuzione del divieto.
Nessun articolo segnalò che i lavoratori più esposti al fumo passivo erano quelli dell’ospitalità i quali potevano avere un significativo e immediato miglioramento dello stato di salute grazie all’introduzione del divieto. Allo stesso modo, nessun articolo diede notizia del significativo contributo che i sindacati diedero al processo di approvazione ed attuazione del divieto.

Passato un anno …

Nel 2006-2008, l’interesse dei media andò riducendosi e lo studio ha censito solo un centinaio di articoli pubblicati durante questo periodo. Il focus principale negli ultimi due anni era rappresentato dalle ordinanze delle autorità locali, relative ai divieti di fumo nei parchi all’aperto e l’attuazione di divieti simili in altri Paesi europei.
Poca attenzione è stata dedicata alla valutazione degli impatti di salute e a quelli economici del divieto che era stato introdotto. Ad esempio, solo due articoli di giornale hanno avuto dato notizia dell’inattesa diminuzione dei ricoveri ospedalieri per infarto miocardico acuto osservata in alcuni città e regioni italiane dopo il divieto.
Questa mancata attenzione agli effetti, ha permesso di far circolare, ad opera di importanti opinionisti, l’errata convinzione che la legge fosse stata un fallimento perché i fumatori non erano diminuiti. L’argomento è fasullo, visto che l’obiettivo della legge non era far smettere di fumare, ma tutelare i non fumatori dal fumo passivo.

Lo studio

Sono stati analizzati 50 giornali pubblicati nel periodo 1998-2008, su cui comparvero oltre 800 articoli sul fumo: il 13% di loro nel 2000, quando Veronesi aveva presentato la sua proposta di legge e il 26% quando Sirchia portò avanti la sua, con la strategia parlamentare che i media chiamarono del “Cavallo di Troia” 2001-2002

Fonte:

Giuseppe Gorini, Laura Currie, Lorenzo Spizzichino, Daniela Galeone, Maria J. Lopez
Smoke-free policy development in Italy through the legislative process of the ban 2000-2005, and press media review 1998-2008. Ann Ist Super Sanità 2011 | Vol. 47, No. 3: 260-265 DOI: 10.4415/ANN_11_03_04