Fabbrica del dubbio
Nel 1988, in un meeting dell’industria del tabacco del Regno Unito, venne riferito dei piani di Philip Morris di investire enormi somme di denaro in attività di ricerca da parte di scienziati che mettevano in discussione i rischi per la salute del fumo passivo. L’obiettivo era quello di coordinare e pagare scienziati a livello internazionale per mantenere viva la polemica sulla dannosità del fumo di tabacco ambientale. Rinunciando a qualsiasi pretesa di obiettività e neutralità della ricerca, un memorandum BAT riportava che le proposte scientifiche sarebbero state filtrate dai legali per eliminare aree sensibili. L’idea era che i gruppi di ricercatori dovessero produrre ricerche oppure stimolare controversie, in modo che altri nel settore pubblico in paesi importanti potessero essere in grado di usarle o a livello di mercato o a livello dei mezzi di informazione (12).
La campagna, a livello globale, fu coordinata da Covington & Burling, uno studio legale con sede a Washington, DC. Nel 1990 lo studio legale affermava che i suoi contatti politici e scientifici includevano un consulente di un comitato della Camera dei Comuni del Regno Unito, un direttore esecutivo di una società scientifica leader in materia di luoghi di lavoro e tematiche affini, consulenti della Comunità europea ed ex membri di gruppi di lavoro dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Questi ultimi gruppi di lavoro avevano valutato i rischi di cancro associati a varie sostanze e prodotti e, grazie a questi rapporti, Covington & Burling fu in grado di fornire informazioni di notevole importanza sulla valutazione fatta dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul caffè come possibile causa di cancro. Uno dei consulenti era anche consulente medico di diversi governi del Medio Oriente. Altri erano importanti professori in principali università (13). Il rapporto affermava inoltre che uno dei consulenti era un redattore di The Lancet e che i consulenti della società avevano creato l’unica società scientifica esistente a livello mondiale dedicata alle tematiche relative alla qualità dell’aria negli ambienti indoor, Indoor Air International. Questo organismo era stato progettato per essere in line con la posizione dell’industria del tabacco riguardo al fumo passivo e per cercare di spostare la responsabilità delle malattie tra i lavoratori, dal tabacco alle caratteristiche costruttive degli edifici e alla ventilazione. Dopo aver esaminato l’accusa, The Lancet confutò l’affermazione di Covington & Burling negando che qualsiasi suo redattore avesse agito come consulente per l’industria del tabacco. Successivamente, nel 1995, la denominazione Indoor Air International fu modificata in International Society of the Built Environment. Molti dei suoi membri non sapevano delle sue origini segrete (14).
I documenti rivelavano un tentativo cinico da parte di Philip Morris di infiltrare rispettabili istituzioni e sovvertire il processo scientifico. Il direttore per la scienza di Philip Morris Europe si vantò che nessun’altra risorsa, al pari di Indoor Air International, era stata capace di consentire un rapporto con la comunità scientifica, con il governo e coloro che dovevano prendere decisioni sulle problematiche e gli standard di qualità dell’aria indoor.
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